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The case of Salma Bencharki

12 November 2020

Note: the Italian version of the text can be found below

Salma Bencharki’s story is linked to the case of Alice Brignoli, the muhajirat who left Bulciago in February 2015 to join the Islamic State in Syria with her husband and their three children. Salma was born in 1990, she is of Moroccan nationality and resided in Lecco with her husband, Abderrahim Moutaharrik, and their two children.

Her radicalisation process is closely connected to her husband's ideological path. Abderrahim, who became known as the "Isis boxer", was a friend of the foreign fighter, Oussama Khachia. Oussama was expelled from Italy in January 2015 and, later, also from the Swiss territory; from where he left to join the Islamic State fighters in August of that same year.

Oussama died on the battlefield in Syria at the end of 2015. His decision to join the cause was a decisive factor in Abderrahim Moutaharrik’s radicalisation process who chose to become an affiliate of the Islamic State. He decided to, in some way, avenge the death of Oussama whom he considered like a brother.

Salma's husband had a strong ideological influence on her, bringing her closer to the extremist jihadist ideology thanks to websites such as jihadology and isdaraat. They both considered these channels as the only platform where reliable material could be found, without censorship and distortions induced by other media.

During the investigation, Salma emerged as an element who certainly was very active and, in a broader sense, even more ideologically prepared than her friend Wafa Koraichi, with whom she was in constant contact. Between them, as evidence shows from the wiretapping, there was a strong ideological affinity: they exchanged information on where to find primary sources on the Islamic State and shared information about their friend, Alice Brignoli, whom they were following as a role model.

Knowing that his wife was in close contact with Wafa, his mujahid friend Mohamed Koraichi’s sister, Abderrahim pushed her to act as an intermediary between himself and Wafa so that the latter could request the tazkiyah (recommendation from a fully-fledged member) from her brother and thus allow him to reach the desired territories of the caliphate. Abderrahim’s affiliation took place in April 2016, thanks to Salma’s intermediation, who also signed a loan agreement under his name with the Deutsche Bank for the amount of 7,000 euros. This money was to ensure the payment of their debts and of the planned trip to Syria.

Over time, throughout the phone calls and exchanges of messages between the two friends Salma and Wafa, there was a tangible behavioural change. Their exchanges were marked with more prudence in the use of certain words. Following the advice of her husband, Salma tried to use a less conspicuous language by adopting the technique of taqiyah, aimed at concealing her real intentions both from the point of view of communication and from that of physical appearance. However, her attempt to indoctrinate her children was clear. More specifically with the older one, with whom the spouses talked about the jihadist ideology, listened to music and hymns and expressed the desire to see their two sons grow up and live in the caliphate as "good Muslims".

In conclusion, in February 2017, Salma was sentenced by Milan's Court of Assizes to 5 years of imprisonment with expulsion from the national territory at the end of the sentence. Her parental authority was also revoked. Subsequently, the Court of Assizes of Appeal reformed the previous sentence by reducing the penalty of imprisonment sentence to 3 years and 4 months, revoking the expulsion, and re-granting parental authority to Salma. This decision was taken as there were no indications of her social dangerousness and due to the negative impact, it could have had on the family unit and especially on her 5 and 7-year-old children. The Supreme Court, in February 2019, confirmed the appeal sentence. However, in the summer of 2019, Salma was caught by the administrative expulsion order for security reasons and, consequently, repatriated to Morocco. Furthermore, before the administrative expulsion decree, the Juvenile Court of Milan decided to revoke her parental authority because, according to the magistrates, Salma had an active role in supporting the radicalisation process of her husband and it would have been personally involved in organizing the journey to the caliphate. Thus, the two young children will continue to live with their grandparents.

Finally, at the same time as Salma's expulsion, the revocation of Italian citizenship was notified to her husband Moutaharrik at the behest of the Ministry of the Interior. In 2020, Moutaharrik is still in prison serving a six-year prison sentence.

 

Il caso di Salma Bencharki

La vicenda di Salma Bencharki, classe 1990, di nazionalità marocchina e, prima dell’arresto, residente a Lecco insieme al marito Abderrahim Moutaharrik e i loro due figli, è legata al caso di Alice Brignoli, la muhajirat partita con il marito e i loro tre figli da Bulciago nel febbraio 2015.

Il suo processo di radicalizzazione è strettamente connesso al percorso ideologico del marito, anche noto come “pugile dell’Isis” e legato da un rapporto di amicizia con il foreign fighter Oussama Khachia, espulso dall’Italia nel gennaio 2015 e successivamente anche dal territorio elvetico, luogo da dove ripartì per raggiungere i combattenti dello Stato Islamico nell’agosto dello stesso anno.

La decisione di Oussama, morto in battaglia in Siria alla fine del 2015, fu un fattore decisivo nel processo di radicalizzazione di Abderrahim Moutaharrik che scelse di diventare un affiliato dello Stato Islamico e di vendicare, in qualche modo, la morte di Oussama, considerato alla stregua di un fratello.

Il marito di Salma ebbe una forte influenza ideologica sulla moglie: si deve al marito, ad esempio, il rafforzamento del rapporto di Salma con l’ideologia estremista jihadista e la frequentazione di siti web come jihadology e isdaraat, considerati come gli unici canali dove si potesse trovare materiale attendibile, senza censura e distorsioni apportate dagli altri media.

Durante le indagini, Salma emerse come una ragazza molto attiva e, in senso lato, preparata ideologicamente anche più dell’amica Wafa Koraichi, con la quale era in constante contatto. Tra di loro, come emerge dalle intercettazioni, vi era una forte affinità ideologica: si scambiavano informazioni sul dove reperire fonti primarie sullo Stato Islamico e si confidavano in merito a quanto apprendevano della loro amica prediletta, Alice Brignoli, la quale era per loro un sicuro e forte esempio da seguire.

Abderrahim, sapendo che la moglie era in stretto contatto con Wafa,  sorella dell’amico mujahid Mohamed Koraichi, la spinse a fare da intermediaria tra lui stesso e Wafa, così che quest’ultima potesse richiedere la tazkiyah (raccomandazione di un membro effettivo) al fratello e permettergli così di poter raggiungere i desiderati territori del califfato. Affiliazione che poi, per Abderrahim Moutaharrik,  avvenne nell’aprile 2016, proprio grazie all’intermediazione di Salma che stipulò anche un contratto di finanziamento intestato al marito con la Deutsche Bank per l’importo di euro 7.000, così da avere denaro necessario per il pagamento dei propri debiti e per il viaggio ormai in programma.

Con il passare del tempo, nelle telefonate e negli scambi di messaggi tra le due amiche Salma e Wafa, si denota una maggiore prudenza nell’utilizzo di determinate parole. Su consiglio del marito, Salma cerca di utilizzare un linguaggio meno appariscente adottando la tecnica della taqiyah, volta a dissimulare le proprie reali intenzioni sia sotto il profilo della natura comunicativa che sotto quello dell’aspetto fisico. Appare comunque chiaro il suo tentativo di indottrinamento nei confronti dei figli, specialmente di quello più grande, con il quale i coniugi parlavano della ideologia jihadista ascoltando musiche e inni ed esprimendo il desiderio di vedere i due bambini crescere e vivere nel califfato da “buoni musulmani”, secondo la visione sostenuta dall’organizzazione terroristica Stato Islamico.

Nel febbraio 2017 Salma fu condannata dalla Corte di Assise di Milano a 5 anni di reclusione e all’espulsione dal territorio nazionale a fine pena. Le fu inoltre revocata la potestà genitoriale. Successivamente, la Corte d’Assise d’Appello riformò la precedente sentenza riducendo la pena a 3 anni e 4 mesi di reclusione, revocando l’espulsione e riconcedendo la potestà genitoriale a Salma. L’espulsione venne revocata in quanto i giudici non riscontrarono indicazioni di pericolosità sociale della donna e in quanto tale misura avrebbe potuto influire negativamente sul nucleo familiare e soprattutto sui suoi figli di 5 e 7 anni. La Cassazione, nel febbraio 2019, confermò la sentenza di Appello. Tuttavia, nell’estate del 2019, Salma venne colta dal provvedimento dell’espulsione amministrativa per motivi di sicurezza e, conseguentemente, rimpatriata in Marocco. Inoltre, prima del decreto amministrativo di espulsione, il Tribunale dei Minori di Milano decise per la decadenza del ruolo di madre dell’allora 29enne in quanto, secondo i magistrati, Salma avrebbe avuto una parte attiva nel sostenere il processo di radicalizzazione del marito e si sarebbe impegnata in prima persona per organizzare il viaggio verso il califfato. Così, i due figli piccoli continueranno a vivere con i nonni in quanto affidatari dei minori.

Infine, contestualmente all’espulsione di Salma, su volere del Viminale fu notificata al marito Moutaharrik, la revoca della cittadinanza italiana. Nel 2020, Moutaharrik si trova in carcere per scontare la pena di 6 anni di reclusione.