Project

The case of Abderrahim Moutaharrik

22 December 2021

Note: the Italian version of the text can be found below.

In December 2021, the Justice of the Peace at the Court of Bari ordered the transfer of Abderrahim Moutaharrik, an Italian-Moroccan citizen born in 1988, to the city's expulsion centre, from where he will be returned to his homeland of Morocco. The move will take place as soon as the pandemic-related closures on the borders are lifted. Mr Moutaharrik was sentenced to six years in jail with the charge of international terrorism, serving five years, seven months, and twenty days in the ‘High Security 2’ (AS2) levels of the Sassari and Rossano prisons. His expulsion from Italy was also a result of his Italian citizenship being revoked.

In April 2016, the DIGOS of Lecco detained him, his wife, and two other people who lived in the area between Lecco, Verbania, and Varese. In February 2019, the Judge of the Preliminary Hearing (GUP) in Milan imposed a six-year sentence on the defendant, and three years and four months on his wife Salma Bencharki, who was also expelled in August 2019 and repatriated to Morocco for security reasons, along with Wafa Koraichi. Finally, Abderrahmane Kachia, a Moroccan citizen, received a sentence of five years and four months.

According to the Milan court decision, Moutaharrik, dubbed "the ISIS boxer" for his kickboxing talents, was hell-bent on carrying out terrorist operations against Westerners. Furthermore, he and the other defendants were motivated “by a warped theological ideology and a widespread hatred of members of any other religious confession, which had driven them to declare themselves ready to act at the risk of their lives.” The evidence revealed that an attack on the Vatican and the Israeli embassy in Rome was likely imminent.

The married couple had planned a trip to territories controlled by the so-called Islamic State (IS), taking their two minor children (born in 2012 and 2014) and indoctrinating them by listening to nasheed praising jihad, as well as repeating several times that only IS fighters were true Muslims and that attacking the West was necessary. Moutaharrik’s enthusiasm for jihad and the Islamic State was on display during a Thai boxing match, where he wore a black T-shirt with the Islamic State symbol.

According to the Court of Milan's order, Oussama's killing was the event that allegedly influenced his friends Abderrahim and Abderrahmane's choice to join the terrorist group in Syria. Abderrahim had already asked Oussama to join them in the war zones, even if only for a short period. He could not join his friend right away since he had to wait six months for the tazkya, the recommendation required to enter IS-controlled territory.

Abderrahim's acquaintances were certainly an important factor in his radicalisation process, especially his relationship with Oussama, Abderrahmane, as well as the entire Khachia family, and the ideological references for his radicalisation pathway were also impacted by his exposure to violent Salafist-jihadist proclamations, songs, and videos.

Abderrahim and Abderrahmane got the tazkya, known as the 'poetry bomb,' from a Sheikh on April 8, 2016, with the help of his wife and his friend Wafa Koraichi. The tazkya contained words of encouragement to stay in Italy and attack the unfaithful in the country that had accepted them.

Despite the encouragement of another Foreign Fighter friend, Mohamed Koraichi, the difficulties of locating weapons, particularly explosives, as well as Moutaharrik's fear for his children, posed a serious impediment to the planned attacks. He was afraid of retaliation against his children in the event of an attack, but he claimed he would be willing to take such action if he could bring his family to Islamic State-controlled territory.

The police's timely intervention not only prevented the two Moroccans from planning a terrorist assault but also halted the radicalisation of the two children. Abderrahim Moutaharrik's court case finished six years later with the loss of his Italian citizenship and parental responsibility for his children, who had been with their grandparents for several years.

Il caso di Abderrahim Moutaharrik

Nel mese di dicembre 2021, il giudice di pace del Tribunale di Bari ha disposto il trasferimento di Abderrahim Moutaharrik, italo-marocchino classe 1988, presso il centro espulsioni della medesima città, dal quale sarà rimpatriato in Marocco, suo paese di origine. Il trasferimento avverrà non appena verranno riaperti i confini, temporaneamente chiusi per via della pandemia. Moutaharrik era stato infatti condannato a sei anni di reclusione con l’accusa di terrorismo internazionale, scontando 5 anni, 7 mesi e 20 giorni presso i circuiti di “Alta Sicurezza 2” (AS2) delle carceri di Sassari e Rossano. La sua espulsione dall’Italia è a sua volta conseguente alla revoca della cittadinanza italiana.

Arrestato dalla DIGOS di Lecco nell’aprile del 2016, insieme alla moglie e ad altri due individui residenti tra Lecco, Verbania e Varese, nel febbraio del 2019 il Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) aveva stabilito, con rito abbreviato, la condanna a sei anni per l’imputato, comminando invece una pena di 3 anni e 4 mesi alla moglie Salma Bencharki, anche lei espulsa nell’agosto 2019 e rimpatriata in Marocco per motivi di sicurezza, e a Wafa Koraichi; infine, una condanna  a 5 anni e 4 mesi è stata inflitta ad Abderrahmane Kachia, cittadino di nazionalità marocchina.

Leggendo le motivazioni del GUP di Milano, Moutaharrik, rinominato “il pugile dell’ISIS” per le sue abilità atletiche nel kickboxing, era fortemente determinato a compiere attacchi terroristici a danno di cittadini occidentali, peraltro mosso, insieme agli altri imputati “da una distorta ideologia religiosa e da un odio generalizzato verso gli appartenenti a qualsiasi altra confessione, che li aveva determinati a proclamarsi pronti ad agire a costo di perdere la propria vita”. Dalle intercettazioni era infatti emersa la possibilità di un imminente attentato contro la Città del Vaticano e l’ambasciata di Israele a Roma.

In particolare, i due coniugi avevano organizzato il proprio viaggio verso i territori controllati dal cosiddetto Stato Islamico (IS), portando con sé i loro due figli minorenni (nati nel 2012 e 2014) e sottoponendo questi ultimi a un’opera di indottrinamento mediante l’ascolto di nasheed inneggianti il jihad, ripetendogli più volte quanto solo i combattenti dell’IS fossero dei veri musulmani e quanto fosse necessario attaccare l’Occidente. Il sostegno di Moutaharrik al jihad e all’IS apparve altresì evidente durante un incontro di thai-box, al quale partecipò indossando una maglietta nera raffigurante il simbolo dello Stato Islamico.

Moutaharrik era inoltre amico di Oussama Khachia, fratello di Abderrahmane, un soggetto estremamente radicalizzato e disposto al “martirio”, espulso nel gennaio 2015 dal territorio italiano e, successivamente, anche dal territorio elvetico. Nell’agosto 2015, Oussama morì tra le fila dei combattenti di IS a Ramadi, in Iraq.

Dall’ordinanza del Tribunale di Milano emerge che la morte di Oussama fu l’evento che presumibilmente determinò la decisione degli amici Abderrahim e Abderrahmane di unirsi all’organizzazione terroristica in Siria. Già precedentemente a quest’ultimo avvenimento, Abderrahim aveva infatti chiesto ad Oussama di poterlo raggiungere nelle zone di guerra, anche solo per una visita. Tuttavia, non poté ricongiungersi all’amico in tempi brevi, dovendo attendere circa sei mesi per il conseguimento della tazkya, la “raccomandazione” necessaria per entrare nei territori controllati dall’IS.

Le frequentazioni di Abderrahim furono sicuramente un fattore importante del suo processo di radicalizzazione, tanto da poter considerare Oussama, Abderrahmane, nonché l’intera famiglia Khachia, un riferimento ideologico per il suo percorso di radicalizzazione, peraltro determinato anche dall’esposizione a proclami, canzoni e video violenti di stampo salafita-jihadista.

Con l’aiuto della moglie e dell’amica Wafa Koraichi, l’8 aprile 2016 Abderrahim ed Abderrahmane ricevettero da uno Sceicco la tazkya, conosciuta come il “poema bomba”, la quale conteneva parole di incoraggiamento a restare in Italia e colpire gli infedeli proprio nel Paese che li aveva accolti.

Nonostante la spinta di un altro amico Foreign Fighter, Mohamed Koraichi, la difficoltà nel reperire armi e soprattutto esplosivi, ma anche la preoccupazione di Moutaharrik verso i propri figli costituirono degli ostacoli importanti al compimento degli attacchi prefissati Egli temeva delle ritorsioni nei confronti dei figli a seguito di un attentato; tuttavia, si diceva assolutamente pronto a tale azione se avesse avuto la possibilità di far partire la propria famiglia verso i territori controllati dallo Stato Islamico.

L’intervento tempestivo delle forze di polizia ha impedito ai due soggetti di origine marocchina di organizzare un attentato terroristico ma anche di interrompere il processo di radicalizzazione dei due bambini. A distanza di sei anni, la vicenda giudiziaria di Abderrahim Moutaharrik si conclude, oltre che con la già menzionata sottrazione della cittadinanza italiana, anche con la perdita della patria potestà sui propri figli, che si trovano sotto la custodia dei nonni già da qualche anno.