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Golpetto in Tunisia

26 July 2021

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Nella notte di domenica 25 luglio è iniziato un colpo di Stato “costituzionale” in Tunisia, tuttora in corso e dagli esiti molto incerti.

Golpetto in Tunisia, 26 July 2021

by Lorenzo Marinone / Photo credits: Rivista Italiana Difesa

Nella notte di domenica 25 luglio è iniziato un colpo di Stato “costituzionale” in Tunisia, tuttora in corso e dagli esiti molto incerti. Il Presidente della Repubblica, Kais Saied, ha attivato l’articolo 80 della Costituzione, in base al quale “in caso di pericolo imminente e minaccia per la sicurezza della Stato il Presidente della Repubblica è autorizzato a prendere misure eccezionali”. Non è chiaro quale sia il pericolo addotto da Saied per fare ricorso a questa misura estrema. Contestualmente, il Capo dello Stato ha avocato a sé tutto il potere esecutivo, esautorando il Premier Mechichi e l’intero governo. Per una fase di 30 giorni, Saied governerà con l’aiuto di un gabinetto da lui scelto. Bloccato anche il potere legislativo: il Parlamento monocamerale è “congelato” per 30 giorni. L’attivazione dell’articolo 80 è stata subito contestata da più parti per le modalità non aderenti alla Carta con cui Saied ha proceduto. L’aspetto più controverso riguarda la Corte Costituzionale: secondo la Costituzione tunisina, l’organo dovrebbe avallare la misura e svolgere un ruolo di supremo supervisore in una fase così delicata; ma la Corte non è mai entrata in funzione, paralizzata dai veti incrociati della politica che si trascinano ormai dal lontano 2014. Un vulnus democratico che Saied sta abilmente sfruttando. Nei mesi scorsi, peraltro, la possibilità di un golpe da parte di Saied era già stata ventilata, specie dopo che un documento riservato della presidenza era filtrato alla stampa. Nel rapporto si tracciava uno scenario non troppo distante da quello attuale. Il documento appariva così credibile che Saied stesso era stato costretto a smentirne l’autenticità il 26 maggio scorso. In piena notte, subito dopo l’annuncio dell’attivazione dell’art. 80, alcuni parlamentari tra cui il Presidente del Parlamento e co-fondatore del partito islamista Ennadha, Rached Ghannouchi, hanno provato a entrare in assemblea, ma sono stati respinti dall’Esercito che ha immediatamente presidiato l’edificio. Ghannouchi e altri politici di spicco, tra cui l’ex Presidente Marzouki, hanno definito senza mezzi termini la mossa di Saied come un “colpo di Stato”. Non si sono ancora pronunciate, invece, le principali sigle sindacali (su tutte l’UGTT) né la “Confindustria” tunisina (UTICA), che conservano un forte peso politico e il cui schieramento può essere decisivo nell’indirizzare l’esito della crisi. La situazione della piazza, al momento, appare tranquilla. L’annuncio del colpo di Stato è arrivato in un giorno molto particolare, il 25 luglio, che è la data della festa della Repubblica. In molte città erano in corso manifestazioni di protesta contro il governo per la gestione sanitaria ed economica del Paese. Alcune sedi del partito Ennahda sono state prese d’assalto, tra cui quelle di Sfax e di Kasserine. In piazza sembrano presenti quasi esclusivamente sostenitori di Saied, che hanno ripetutamente salutato con favore il dispiegamento dei militari a Tunisi.

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