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The grip of the Caliphate tightens on Europe

16 February 2015

EFD Senior Fellow Valentina Colombo discusses Al Qaeda, the Islamic State and the Muslim Brotherhood. She states that the organisations each have different priorities but the same ultimate goal of establishing a Caliphate. She also writes that, while the Muslim Brotherhood does not call for armed jihad, it does nurture the breeding ground for the radical ideology.

“In questo mese, i soldati del califfato nel distretto di Tripoli hanno catturato 21 crociati copti, circa cinque anni dopo l’operazione benedetta contro la Chiesa di Baghdad […] la leadership dello Stato islamico decise di prendere di mira i cristiani cattolici di Baghdad per insegnare al tiranno (taghut) dei Copti – Shenuda – che il prezzo del sangue musulmano è caro e quindi se la sua chiesa perseguitava delle musulmane in Egitto, egli sarebbe stato il responsabile di ogni uccisione di cristiani nel mondo […] la vendetta è iniziata solo dopo che i crociati hanno dimostrato la loro arroganza e si sono rifiutati di adempiere alle giuste richieste dei mujahidin. Quindi più di cento cristiani sono stati uccisi e feriti grazie a cinque coraggiosi martiri suicidi dello Stato Islamico.” Così lo Stato islamico giustifica la morte dei copti rapiti la cui immagine, che li vede disposti lungo una spiaggia libica con alle spalle i mujahidin, è stata pubblicata sull’ultimo numero della rivista Dabiq.

Lo Stato islamico rammenta che ora “Allah ha concesso allo Stato islamico di espandersi in Libia e nel Sinai e altrove facilitando la cattura di crociati copti – i seguaci del defunto Shenuda e sostenitori del tiranno.

Non solo, nello stesso articolo lo Stato islamico – sempre più vicino a noi dopo la presa di Sirte – critica aspramente la posizione conciliante di Al Qaeda: “Invece di congratularsi con lo Stato islamico per la sua benedetta operazione in Iraq […] in alcune sue lettere ha iniziato, innanzi alle azioni dei mujahidin, a mostrare il proprio rancore, difendendo i cattolici in Europa.” Anche Ayman al-Zawahiri viene criticato per avere scritto quanto segue: “Desidero riaffermare la nostra posizione nei confronti dei cristiani copti. Non vogliamo entrare in guerra con loro perché siamo impegnati nella battaglia contro il grande nemico della umma [l’America] e perché sono i nostri alleati in questa nazione, alleati con i quali vogliamo vivere in pace e stabilità.”

Si può quindi dedurre che Al Qaeda sia per il momento meno pericolosa dello Stato islamico in quanto non intende attaccare i cristiani in Medio Oriente o in Europa? La risposta viene data da al-Zawahiri stesso che si è sentito in dovere di affidare a un video la propria “politica” nei confronti dei copti: “Desidero chiarire la nostra posizione nei confronti dei copti. Noi non vogliamo entrare in guerra contro di loro in questo momento perché ora siamo impegnati nella battaglia contro il nemico della umma, l’America.”

Ne consegue che Stato islamico e Al Qaeda hanno priorità diverse, pur condividendo uno stesso traguardo. Stato Islamico e Al Qaeda sono nemici, quindi, nella lotta per la conquista del califfato e del dominio sulla umma. Tuttavia entrambi dividono il mondo, seguendo la teoria classica del jihad, in due: il territorio dell’islam – rappresentato da se stessi – e il territorio della guerra – rappresentato dall’”altro”, dal “nemico di Allah” ovverosia il copto, l’occidentale, l’ebreo, il musulmano traditore a seconda dell’occorrenza e delle priorità. Le priorità oggi fanno sì che lo Stato islamico sia concentrato prevalentemente nella propria espansione territoriale nel Vicino e Medio Oriente, dall’Iraq all’Egitto, dalla Siria alla Libia. Lo Stato Islamico minaccia quindi sempre più i territori confinanti con l’Europa, ma soprattutto con l’Italia. La presa di Sirte, le relative minacce al nostro paese e la migrazione clandestina che parte proprio dalle spiagge libiche rappresentano un pericolo concreto. Al Qaeda invece, meno ancorata al territorio fisico, è più libera di agire contro il nemico principale rappresentato dall’America, anche questa da intendere in senso lato come Occidente. Quindi la ritroviamo alle spalle dei recenti attentati a Charlie Hebdo e al supermercato kasher di Parigi. Nessuno ha ancora rivendicato l’attentato di Copenaghen.

L’Europa è quindi stretta in una morsa tra lo Stato Islamico che attacca per ora dall’esterno e importa occidentali tra le sue fila e Al Qaeda che la colpisce dall’interno. Per comprendere la gravità della situazione che l’Europa e l’Italia si trovano a dovere fronteggiare, manca ancora un tassello: Ayman al-Zawahiri è un fuoriuscito dai Fratelli musulmani. L’attuale leader di Al Qaeda ha dedicato un volume intero per motivare il suo abbandono del movimento fondato da Hasan al-Banna e oggi radicato a livello globale, in modo particolare in Europa. Ne Il raccolto amaro, al-Zawahiri accusava la Fratellanza di “approfittarsi dell’entusiasmo dei giovani musulmani per condurli sotto la sua protezione per metterli in un congelatore. Poi fanno convergere quello che era il loro ardore islamico per il jihad verso conferenze ed elezioni… i Fratelli musulmani non solo non si sono impegnati nel condurre a termine il loro dovere a combattere sino alla morte, ma sono arrivati persino a descrivere i governi infedeli come legittimi e si sono uniti ai loro ranghi per quanto concerne lo stile del governo, ovvero democrazia, elezioni e parlamenti.”

Questa affermazione potrebbe da un lato apparire rassicurante, tuttavia traccia una linea sottile che unisce l’ideologia dei Fratelli musulmani e l’ideologia jihadista. Se da un lato la Fratellanza potrebbe rappresentare il “congelatore”, l’ibernatore di eventuali giovani propensi al jihad, certamente ne promuove il terreno fertile ideologico. Il pericolo resta. I border-line islamici rimangono e se vengono cresciuti in un contesto in cui si legge uno dei principali ideologi del jihad, Sayyid Qutb, e in cui non si predica un’integrazione effettiva, certamente prima o poi potrebbero sentirsi insoddisfatti come al-Zawahiri e passare quindi dall’altra parte.

E’ evidente che non esista alcun legame diretto tra Fratelli musulmani e Al Qaeda, è evidente che i Fratelli musulmani in Europa hanno tutta la convenienza ad apparire “moderati” e “democratici”, così come hanno tutta la convenienza a condannare le efferatezze dello Stato islamico e di Al Qaeda. Ciononostante non va sottovalutato quanto appare da pagina 17 a pagina 19 dell’ultimo numero della rivista Dabiq. Qui lo Stato islamico accusa al-Zawahiri di essersi rivolto, nel gennaio 2014, a Morsi per rammentargli i propri errori, ma al contempo per consigliargli un ravvedimento poiché “la umma si raccoglierà in Egitto e il mondo islamico è alle tue spalle nella battaglia contro i suoi nemici.”

Al Qaeda, lo Stato Islamico e i Fratelli musulmani sono gli eterni aspiranti al califfato, alla ricostruzione della umma. Ebbene questi attori sono tutti presenti in Europa o alle soglie dell’Europa, questi attori condividono un sostrato ideologico e la non contestualizzazione della tradizione islamica che conducono a spaccare il mondo in due, il mondo di Allah e quello dei nemici di Allah. I nemici di Allah – musulmani e non - sono decisamente maggioritari rispetto agli estremisti islamici, non resta che comprendere – come ha fatto il Primo Ministro francese Valls – che in quest’ultima categoria vanno inclusi jihadisti, terroristi, ma anche l’ideologia dei Fratelli musulmani.

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